17 dicembre 2014

...una rivoluzione silenziosa...i primi mesi di mamma e papà!

Durante tutta la gravidanza, ma soprattutto nel primo periodo, sia la mamma che il papà vivono una fase di profonda ristrutturazione psicologica, in cui avviene un confronto con la propria storia personale, con i propri sentimenti e le fantasie sul piccolo che sta arrivando.
È un momento di «crisi» positiva, di dialogo profondo che dà la possibilità alla vostra coppia di vivere e gestire più serenamente l’arrivo di Nocciolina.

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La Mamma

Per la mamma spesso il primo trimestre è caratterizzato da una forte ambivalenza emotiva, un’altalena tra il volere e il non volere, che spesso avviene a livello inconscio.
Questa ambivalenza è fisiologica, normale, non deve creare sensi di colpa, perché aiuta a riconoscere che nell’amore ci sono anche momenti di paura, rabbia, ostilità. Accettarlo è il modo migliore per evitare ansie eccessive.
Questi sentimenti nascono dal difficile compito che la mamma ha di concepire due persone in un corpo, quando il bambino ancora non si fa «sentire».
Con il passare dei giorni, inizierà a creare uno spazio mentale che sarà la prima culla del piccolo, dove si instaurano le prime relazioni, le prime fantasie, dove si comincia a pensarlo come una persona. Questo processo viene aiutato molto dalla stanchezza e dal bisogno di dormire, il riposo è fondamentale sia per assicurare all’organismo una buona dose di energia per affrontare la gravidanza, sia per superare il conflitto tra accettazione e rifiuto!
Così come l’utero si ingrandisce per fare spazio all’embrione e al feto, anche la mente deve ampliarsi per formare il “Sé materno” e creare uno spazio mentale per il bambino e per la sua relazione con lui.
Non solo la stanchezza, ma anche la nausea, il mal di testa sono sintomi normali e fisiologici del primo trimestre, servono proprio per «far uscire» l’ansia e l’ambivalenza che sta vivendo la mamma. Ansia per il non sapere quello che succederà, di non essere in grado di accudire il piccolo, di non essere in grado di partorire, o che il bimbo non sia sano.
La mamma avrà bisogno di supporto, di maggiori attenzioni e tanta tanta comprensione, avviene una regressione caratterizzata da sbalzi d’umore, voglia di piangere, identificazione con i propri genitori.
Questo è necessario e funzionale per riconoscere e comprendere i bisogni del nostro cucciolo,
La gravidanza porta la mamma a concentrarsi maggiormente nel suo mondo interiore, per incontrare il piccolo, per entrarci in relazione.
Questo a volte può portare ad escludere il mondo esterno ed il papà, è importante trovare un giusto equilibrio, coinvolgerlo in quello che si sente e si prova.

Il Papà

«Per me è diverso. Non mi sento occupato da nessuno, non provo alcun cambiamento fisico che mi ricorda e mi avvisa che qualcosa di straordinario sta succedendo. In questo momento Nocciolina è solo pensato, e ho bisogno di qualcosa che me lo renda presente…io per ora sono padre a comando, mi accendo e mi spengo senza un motivo apparente, questo bambino ho bisogno di pensarlo, ma a volte mi sembra più una fantasia che una cosa concreta.» (A.Volta, Mi è nato un papà)

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Anche il papà deve «fare i conti» con le sue figure genitoriali, deve ripensarle, rivederle e affrontare qualche nodo irrisolto per poter dare il via a un riadattamento alla nuova condizione di padre.
Il sentirsi padre si riferisce all’emozione che da la paternità, alla costruzione di un’immagine nuova di sé come padre, del nuovo modo di essere figlio e del bambino che sta arrivando.
La mancanza di contatto diretto, di sensazioni fisiche legate alla gravidanza, rendono la paternità un processo più lento, che cresce insieme con il bambino.
Si troverà un po’ disorientato nel gestire lo stato appartato della mamma e suoi sintomi psicosomatici, si sentirà un po’ inutile, con la voglia di poter fare qualcosa…ma cosa?
A volte il rapporto esclusivo tra mamma e piccolo può far sentire escluso il papà, È importante che la mamma lo renda partecipe e che non si spaventi se a volte non riesce ad arrivare ai pensieri e alle sensazioni della sua compagna.
Durante la gravidanza il padre ricopre il ruolo di un grande utero contenitivo che contiene la madre ed il bambino. Il padre deve essere una guida, un tutore delle norme, deve essere responsabile delle regole sociali, dei diritti e dei doveri, deve essere responsabile del distacco tra bambino e madre, fondamentale perché il bambino possa entrare nel mondo.



Gli aspetti più importanti da curare sono il DIALOGO e la CONDIVISIONE, di ciò che provate, quello che pensate, anche le cose più difficili da dire, le emozioni meno belle, le paure, la tristezza, le preoccupazioni

Dovete rendervi partecipi a vicenda.

La comunicazione libera e sincera tra di voi porterà ad una comunicazione libera e sincera con il piccolo!

 

                                    Buona serata 
                                         Donatella 
Fonti: Mi è nato un papà, Alessandro Volta
Non c'è due senza tre. le emozioni dell'attesa dalla genitorialità alla prenatalità, P.L. Righetti, L. Sette  

3 dicembre 2014

...la violenza nel parto...



...oggi finalmente una mamma ha potuto mettere fine alla sua violenza ostetrica...una fine che riguarda solo l'uscita dal reparto di ostetricia, ma i ricordi di questa esperienza rimarranno a lungo nella sua memoria...

...una gravidanza complicata, continui esami in gravidanza, ripetuti ricoveri, mani che toccano, occhi che guardano quasi con giudizio, che insinuano, come se una mamma non avesse già tanti sensi di colpa, poche stentate parole che buttano in uno stato di confusione, come se una mamma non lo fosse già...mandata a casa, richiamata, esami sbagliati ma non si può ammettere che c'è un errore...

...una attesa che faticosamente è riucita ad arrivare fino alla 37 settimana, con tutta la gioia e la speranza di una mamma timorosa, che con i suoi occhi spalancati, con la sua voce leggera a stento ha coraggio di chiedere novità al personale, che ha paura di sentirle queste notizie...per le risposte che ha avuto, per le parole ascoltate, che sono state delle coltellate...

...una mamma informata, che durante la degenza leggeva "Venire al mondo e dare alla luce" di Verena Schmid...che era consapevole di ciò che voleva,che aveva immaginato nei minimi dettagli la nascita di suo figlio, di viverla pienamente, momento per momento, di affrontare il parto sveglia, cosciente della paura che suscitava in lei, ma pronta a superarla...che grazie a questo libro ha fatto un viaggio dentro se stessa, scrivendo delle sue sensazioni, paure, emozioni, desideri per leggere e rileggerle, condividerle con il suo compagno e con le compagne di stanza, di avventure e disavventure...quei fogli che l'hanno accompagnata fin in sala parto, durante l'induzione, per rileggerli, fogli guardati con sospetto dal personale medico che nel frattempo intimava alla mamma "impegnati di più, non hai ancora le contrazioni"..."ma come mi devo impegnare???"...e intanto attorno a lei ci sono altre mamme "più brave", che dopo l'inserimento del propess già riescono a fare un "parto spontaneo"...e lei comincia a chiedersi perché non ce la fa...

fonte: www.imagui.com

...una mamma "sconfitta", che dopo lo scollamento delle membrane, l'induzione di travaglio, oggi ho trovato in lacrime perché ha avuto un taglio cesareo...che tra le lacrime oggi mi ha detto "mi sento incapace, non sono stata in grado di partorire, non riesco a provare emozioni..."

...forse è stato giusto e opportuno l'intervento degli operatori su questa donna...forse no...non sono in grado di giudicare perché non sono né un medico né un'ostetrica...ma posso giudicare le parole e i modi che hanno portato una mamma nella totale insicurezza, posso giudicare gli sguardi e la poca gentilezza e vicinanza verso questa mamma che è arrivata al punto di perdere completamente la fiducia in sé stessa...posso giudicare il mancato sostegno da parte degli operatori...posso giudicare lo stato psicologico in cui questa mamma si ritrova oggi...

...una mamma "violentata", oppressa e intimorita con "l'artificioso espediente che vuole il parto sempre potenzialmente pericoloso e che tutto questo viene fatto per il bene del bambino"...e se tu non lo vuoi sei una mamma indegna...una mamma che ora dovrà combattere e superare i sensi di colpa, le autoaccuse di responsabilità, l'insicurezza, la paura di sbagliare ancora e ancora con il suo bambino, il timore di non essere in grado, il sapore amaro che questa esperienza ha lasciato in lei...

"...Ho sofferto tantissimo e mi sono addossata tante colpe e responsabilità e mi sono sentita non capace, triste. soprattutto non ero stata in grado di proteggere mio figlio appena nato. Non ero riuscita a tenerlo con me, a garantirgli un venire al mondo gentile e accogliente, amorevole e caldo. Non avevo potuto tenerlo stretto a me e farlo sentire sicuro.non avevamo potuto guardarci nelle prime due ore dalla nascita, persi occhi negli occhi e innamorarci l’una dell’altro....Me l’avevano portato via e io? Cosa altro avrei potuto fare? o dovuto fare? quali altri strumenti avevo e hanno le donne per difendere i loro bisogni e diritti in quei momenti?"
                        Buona serata

               Donatella
 fonte: http://www.freedomforbirthromeactiongroup.blogspot.it/